PRELUDIO A LA TRAGEDIA DI RE RICCARDO III DI WILLIAM SHAKESPEARE
di Riccardo De Luca
personaggi e interpreti
RICCARDO III — ROBERTO AZZURRO
CLARENCE/NARRATORE — RICCARDO DE LUCA
LADY ANNA — ANNALISA RENZULLI
LA REGINA ELISABETTA — FRANCESCA RONDINELLA
BRAKENBURY/HASTINGS/RIVERS — SALVATORE VENERUSO
drammaturgia musicale
Giosi Cincotti
costumi, scene e organizzazione
Roberta De Pasquale
drammaturgia e regia
Riccardo de Luca
NOTE DI DRAMMATURGIA E REGIA
Preludio perché ci sono immensi Riccardo III nella storia e non si può non fare i conti con loro, per quanto immaginando questi conti un giocoso incontro/scontro.
Preludio alla ingarbugliata storia, quella con la esse maiuscola, di Riccardo di Gloucester, dal sapore teatral/didattico ché se ne sappiamo qualcosa in più comprendiamo meglio a fondo.
Preludio a quello che sarà il nostro Riccardo III, con le chiavi di lettura in mostra, assieme ad alcuni personaggi e alcune scene del primo atto che ci davano la possibilità di fare “play” e ci rendevano il preludio un gioco a sé.
“La tragedia di re Riccardo terzo”. Lo chiamerò così, come l’originale, perché dà un senso di coinvolgente paragone: il titolo “Riccardo III” fa pensare subito alla storia di “quel” personaggio, invece “La tragedia di re Riccardo terzo” sollecita a pensare che il protagonista non sia la storia di un solo uomo ma “la tragedia”, che è la tragedia di tanti, io credo di tutti gli uomini.
Riccardo è la macchina umana del potere spietato, quella migliore, quella più potente. Totalmente affascinante, per questo. Noi ci abbandoniamo a questa macchina, alle sue bugie, alle sue malefatte, alla sua capacità di essere disumano, perché Riccardo è quello che tutti noi vorremmo essere: l’uomo che punta l’obiettivo senza remore né variazioni perditempo.
Quello che vorremmo avere è il POTERE, e questo si acquista solo con l’assoluta DETERMINAZIONE, senza umani cedimenti. E poi l’ultima, sublime capacità, che forse è la vera molla sottesa a tutto ciò: il DIVERTIMENTO. La capacità di svolgere le proprie nefandezze, le corse di sangue, le irripetibili sconcezze, divertendosi. Immensa è l’attrazione psicologica di Gloucester su tutti i personaggi, esattamente la stessa che i grandi uomini politici, i grandi statisti, i condottieri di tutti i tempi, esercitano sulla psiche anomica e frustrata dei comuni attori sociali: è una forma d’amore, d’imitazione, di appartenenza, quella fuga dalla libertà di cui Eric Froom ritiene essere la responsabile di qualunque abdicazione del proprio essere e la pone in relazione alla nascita delle grandi dittature.
Ma non sempre è così. Essa si manifesta in tutti i regimi, più o meno democratici, perché è di tutti gli individui, nascostamente, anche del piccolissimo insignificante uomo, imitare, emulare, voler essere, seppure in sogno, come il tiranno, come il potente, e se non ce la fanno, è perché conservano rimasugli di coscienza, di umanità, di patetici tentativi, inutili e dannosi, di salvarsi l’anima. E qui periscono. Il principe dei disumani sarà, tout court, il principe. E gli altri saranno nulla.
Riccardo De Luca
STAMPA
Inizia alla stregua di un sottile divertissement questo “Preludio a La Tragedia di Re Riccardo III di William Shakespeare”, ultimo spettacolo della Rassegna “Tutto il mondo è Palcoscenico” dedicata a William Shakespeare a 450 anni dalla nascita, in scena al Teatro Sancarluccio, presentato da “Experimenta – Compagnia di Teatro”, drammaturgia e regia di Riccardo De Luca.
Lo stesso De Luca in qualità di narratore (e successivamente nel ruolo di duca di Clarence, fratello di Riccardo III) e Roberto Azzurro (Riccardo III) in una sorta di memoria scenica dai contorni leggeri ripercorrono in breve tutte le più importanti interpretazioni teatrali e cinematografiche di quello che è uno dei drammi di punta della produzione shakespiriana, una apologia del potere assoluto condotto attraverso il male e l’assassinio, che si raggruma tutto nella figura malata e negativa dello storpio Riccardo III.
Ma poi subito si entra nel vivo dello spettacolo che, come si legge nelle note di regia, è un “preludio perchè ci sono immensi Riccardo III nella storia e non si può non fare i conti con loro per quanto immaginando questi conti un giocoso incontro/scontro. Preludio alla ingarbugliata storia del Riccardo di Gloucester shakespiriano, dal sapore teatral/didattico ché se ne sappiamo qualcosa in più comprendiamo meglio a fondo. Preludio a quello che sarà il nostro Riccardo III, con le chiavi di lettura ben visibili, assieme ad alcuni personaggi e delle scene del primo atto più un prologo e un epilogo scritti ex novo che ci facevano play e ci rendevano il preludio un gioco a sé.”
Ecco, quindi, dichiarate da subito le intenzioni del regista che estrapola dal testo vero e proprio solo alcune significative parti (l’arresto di Clarence, alcuni importanti monologhi di Riccardo, lo scontro/dichiarazione d’amore fra Riccardo e lady Anna, poi moglie di Riccardo, lo scontro con la regina Elisabetta, moglie di Edoardo VI). Insieme a questi le due scritture ex novo del prologo e l’epilogo come si diceva.
Ne nasce così uno spettacolo di un solo atto in qualche modo variegato con l’intenzione probabile di contaminare il tessuto shakespiriano con delle incursioni contemporanee sia nella scrittura (si veda l’epilogo finale in cui Riccardo III enumera le trappole fascinose del potere e gli innamoramenti da parte degli umani per i dittatori di ogni tempo) che nella regia che non dimentica all’inizio una certa lezione d’avanguardia anni ‘70.
Alcuni momenti sono indovinati come l’iniziale “gioco” e la presenza scenica (o “apparente presenza”), a tratti, di un William Shakespeare muto che tende le fila dell’azione, all’occorrenza corregge: in questi panni il giornalista scrittore Antonio Mocciola dallo sguardo ironico e divertente che entra perfettamente nel “gioco”.
In altri momenti le intenzioni di cui sopra ci risultano più accennate e forse lo spettacolo avrebbe bisogno di maggiore consapevolezza e completezza di allestimento. In ogni caso una piéce che conserva una certa leggerezza distaccata, pur nella drammaticità del testo trattato, e se l’intenzione era questa, l’obiettivo è centrato.
Buona la compagine attoriale dove campeggia Roberto Azzurro che, come sempre, dà prova di una recitazione moderna, lucida, con punte di surrealità proprie della sua cifra stilistica. Accanto a lui Annalisa Renzulli (Lady Anna) più tradizionale nella impostazione recitativa ma comunque molto efficace oltre ad essere interessante presenza scenica. Misurata e fisicamente giusta Francesca Rondinella che interpreta Elisabetta, moglie di Edoardo IV, suo anche il contributo canoro nella interpretazione della ballata inglese “Greensleevers”, con l’ottima elaborazione musicale di Giosi Cincotti. Ancora lo stesso Riccardo De Luca, anche lui dai toni un po’ surreali. Infine Salvatore Veneruso che si destreggia in più ruoli (Brakenbury, Luogotenente della Torre di Londra, Rivers, Hastings, Stanley). Organizzazione dei costumi di Roberta De Pasquale. Molti applausi finali.
CORRIERE SPETTACOLO – DELIA MOREA